Milano.
Autunno, Milano ha i colori rossi del periodo, le caldarroste fumano sotto i nasi arrossati. Simone sorride, è un periodo in fermento, la sua musica si spande nell’abitacolo della mia auto. Due chiacchiere, un pomeriggio ancora lucido di sole.
Silvia Denti: Simo, ma almeno un caffè me lo offri?
Simone Tomassini: E certo, che diamine!
Silvia: Mannaggia a Milano, guarda che caos!
E un nugolo di ragazzi ci accerchia, “Ciao Simone! Ehi … c’è Simone, dai, Simone, Simone!”. Aiuto, situazione tosta. Simone dà retta a qualcuno degli investitori, un paio di firme illuminano i visi dei giovani, poi scatto felino e via! Mi prende per un braccio e ci infiliamo in un noto caffè milanese, dove Simone è conosciuto, ma c’è una sala attigua, tranquilla.
Simone: Ohi, l’abbiamo scampata, dai. Prendi solo il caffè? Io mi prendo un cappuccino.
Silvia: Caffè, doppio, grazie.
Simone: Triplo. (Ridiamo).
Silvia: Simo, però … è stato bello a Trino, vero? Era anche estate.
Simone: Sì, è stato un bel pomeriggio pieno di scambi di idee e opinioni e poi vi ho accennato del mio libro, trovando tra di voi subito un entusiasmo contagioso!
Silvia: Quindi adesso ci siamo. Ti senti elettrizzato? Oltre che un cantautore adesso sei anche incoronato autore. Come ti è venuta l’idea di un romanzo con lo sfondo di un personaggio come Filo, una ragazza che gli si affeziona e lo segue, tutte quelle massime che hai inserito e che sono comunque pensieri profondi … Vuole essere un po’ il resoconto del tuo percorso personale, partendo dal tuo viaggio a N.Y. o avresti scritto comunque questa storia?
Simone: Mi è venuta perché sono stato a New York, ho vissuto quelle esperienze, quei momenti e quell'energia che esistono solo lì! E ho voluto mettere in parole ciò che ho vissuto... e per la prima volta non in musica ma in un libro!
Silvia: Ma ... quanto ti ha dato l’esperienza di vita nella grande mela, intendo in termini di emozione, di ricerca di te come uomo e come artista?
Simone: Ho cercato entrambi, l'uomo Simone che era “perso” e l'artista Simone che era in un momento particolare della sua carriera.. entrambe le figure avevano bisogno di stare più insieme e più vicine, meno distanti l’una dall’altra come vorrebbero invece manager e discografici!
Silvia: Tu hai costruito Filo per non dire direttamente “quel tipo strambo che suona per strada sono io”? E se non è così, fino a che punto ti riconosci in Filo?
Simone: Filo è tutti noi, può essere una qualsiasi persona, Filo è magico, è diretto è semplice e ama la vita proprio per quello che dà e per quella che è ... senza fermarsi un minuto a riflettere... Filo ha deciso di vivere e io ho deciso di seguirlo ...
Silvia: Sai, io leggo ogni giorno un sacco di scritti, romanzi, racconti, poesie, saggi … è difficile che in una narrazione non vi sia nulla di autobiografico. Per distaccarsi da quanto si scrive occorre essere dei mostri di freddezza, pietre. Tu non sei un duro, non in quel senso almeno. Le tue canzoni la dicono lunga.
Simone: Io sono semplicemente me stesso, nel bene e nel male ... non rappresento nessuno e non voglio insegnare nulla a nessuno!
Voglio solo che le mie esperienze vengano ascoltate e sentite ... perché sono sicuro che, a volte, sentirsi sputare in faccia la realtà faccia bene e non male!
Silvia: Domanda a bruciapelo: Tu vivi sempre sul Filo del rasoio?
Simone: Sempre! E non ho paura di farlo... l'importante è farlo senza far del male agli altri ...
Silvia: Quale delle tue canzoni faresti suonare a Filo? E quale dei pezzi di John Lennon senti più vicino a te?
C’è una luce in me che si accende ovviamente, Simone ed io abbiamo in comune anche la passione - nonché grande dedizione- per il mito Lennon (n.d.r).
Simone: Filo suonerebbe di sicuro: la scuola della vita, ho scritto una canzone e il momento ....
I pezzi di Lennon che sento dentro sono “God” “ Jelaous guy” e “ Love”
tutti i fidanzati dovrebbero averla come canzone!
Guarda guarda, Jealous guy è appunto la suoneria del mio cellulare …
Silvia: Quanto hai avuto da John? Naturalmente in termini musicali oltre che, immagino, come esempio umano. Io non so suonare e non compongo musica, ma la musica è poesia e la poesia è musica, lo dico sempre, non potrei vivere senza e so cosa significhi ricevere da un grande, conosco le sfumature delle vibrazioni, dei concetti che mi hanno dato la spinta per alcuni miei testi. Basta saperla vedere la musica, non è così?
Simone: Lennon mi ha dato tutto e io ho rubato a lui tutto ... l'immediatezza su tutto!
Io la musica non la suono ... la respiro ... è molto diverso ... quelli che suonano per soldi alla lunga li vedi ... quelli che suonano come me e come Filo... forse non diventeranno mai ricchi ... perché sono ricchissimi dentro di loro!
Silvia: Ti ho definito un inquieto ( da inquietantismo, n.d.r.) molto positivo, uno che fa della propria energia arte pura. E non potresti essere un inquieto senza energia. Sai dove si trova quell’energia infinita? Nella giovinezza eterna. Per dirla in poesia dovrei citarti la poetica del fanciullino, ma il concetto è lo stesso. Tu sei sempre un ragazzo. Lo si vede, lo si percepisce, lo si avverte solo standoti vicino. E poi sei completamente pazzo. E in questo mi difendo bene anche io. Giusto?
Simone: Più che completamente pazzo sono pazzo completamente! È un modo di vivere la pazzia ... così gli altri non disturbano il tuo percorso ... e quando trovi un pazzo come te lo vedi e lo percepisci subito ... tra pazzi ci si riconosce e io Filo l'ho riconosciuto subito!
Silvia: Cos’è la follia per te?
Simone: La follia per me è la NORMALITA'!
Silvia: Hai scritto delle canzoni speciali, non lo dico per dovere di cronaca, anzi, ogni volta, ascoltandoti, trovo delle piccole verità che si assemblano, si aprono. Ogni pezzo è un mondo. Ma qual è la canzone che hai vissuto di più? Nel senso empatico, quella più tua, che ti rappresenta meglio?
Simone: Il momento è il mio piccolo capolavoro! E sono sicuro che quando non ci sarò più sarà la canzone che tutti si ricorderanno di me ... e anche Ho scritto una canzone... due pietre nel mio mondo!
Silvia: Una massima di Filo che dice tutto di te?
Simone: Tutte!
Silvia: Hai dato vita, nel romanzo, a Jenny, che potrebbe sembrare la protagonista, ma è un riflesso di te oppure è la donna che vorresti incontrare sulla tua strada? Una che sia in grado di dare il massimo per comprenderti? (Anche con la famosa lisca …)
Simone: La donna che deve stare al mio fianco è completamente diversa da Jenny... e anche la donna al fianco di Filo è diversa da lei ... lei è troppo una “sorella” non sarà mai una donna al fianco di un pazzo ... perché non ha quella spinta folle in più ...
Silvia: Quanto è un uomo di cartone Simone Tomassini? Cosa è rimasto di quel Simone, quello di quei tempi?
Simone: Di Simone mi è rimasto un bel ricordo ... molto adolescenziale. .. e va bene così ... adesso ho capito cosa voglio fare da Grande e lo faccio!
Silvia: Hai voglia di parlare di tuo padre? Quanto sei cambiato da quando lui è andato via?
Simone: Mio padre non è mai andato via ... mio padre lo sento tutti i giorni ... e mi dice dove sbaglio e faccio giusto ... mio padre è un puro e un duro perché è morto da duro ... massacrato da un sistema ospedaliero allucinante ... E’ vero che i medici possono fare tanto ... ma possono anche togliere tanto e quando sbagliano dovrebbero ammetterlo per non far soffrire chi rimane incredulo e deluso! Mio padre è qui e non va mica via ... come mio nonno Felice e mio zio Marino... gli UOMINI più importanti e veri e sinceri che io abbia mai conosciuto!
Silvia: Cos’è la cosa che trovi più volgare oggi come oggi?
Simone: La vigliaccheria e lo sfruttamento e quelli che credono di avere in mano il mondo e invece hanno solo in mano un pugno di mosche perché la gente adesso è sveglia e non è più succube come prima!
Silvia: A un certo punto del romanzo Filo dice: Quando ti metti una maschera e non la togli mai, ti dimentichi di averla e non ti riconosci neanche più. O non ti prendi più neppure lo sforzo di sapere chi sei. O forse ti restano intorno solo persone a cui non interessa neanche. Ti capita spesso di non riconoscerti? O di non riconoscere le persone che ti stanno attorno?
Simone: Fortunatamente no. Io non ho una maschera ma ho sempre la mia faccia, nel bene e nel male. Ecco la mia fortuna qual è! Aver capito che non mi serve essere qualcun'altro per piacere o piacermi ... io vado benissss-Simo così!
Silvia: In che misura sei sincero? Pensi che, svolgendo un lavoro come il tuo, occorra esserlo o è più produttivo mentire qualche volta?
Simone: Io non ho mai mentito per un passaggio in radio in più o in tv ... e la sincerità dà fastidio nel nostro mondo in cui la finzione la fa da padrone ... Io rimango sempre sincero … perché se mentissi te ne accorgeresti subito ... dalla mia faccia non credibile!
La chiacchierata è stata lunga, ma noi ci attardiamo ancora a scherzare, a progettare il futuro, a vederci sembriamo due ragazzini, non abbiamo nessuna voglia di crescere. Il bar si riempie un poco, noi seguiamo chi entra ed esce, tanto dalla nostra postazione non ci scopre nessuno … E’ da pettegole osservare la gente, ci stiamo divertendo.
Silvia: Ehi, Simo, guarda, quel tipo lì con la chitarra ... non ti sembra Filo?
Simone: Sì, solo che Filo a differenza di quel tipo non guarda chi ha intorno ... perché non gli interessa ... quello si atteggia troppo!
Stiamo camminando per le vie di Milano, verso la mia auto. Ci sono delle librerie, ci immaginiamo di vedere tra pochi giorni Confessioni di un pazzo bene in vista nelle vetrine, e sarà così.
Silvia: Simooo! Ma … un pazzo si confessa?
Simone: Certo! Un pazzo è giusto che si confessi per dar modo ai normali di farsi un sacco di domande!
La sera è un po’ nebbiosa, il periodo si sa … a Milano è normale. Mi giro per cercare le chiavi dell’auto. Stop. Che un nuovo gruppo di fan si sia portato via il nostro autore? Mi guardo attorno stupita.
Silvia: Ma … Filo, tu sei Filo! Dove diavolo è finito Simone?
SILVIA DENTI